MANUALE DI VALUTAZIONE ANTROPOMETRICA DELLO STATO NUTRIZIONALE
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INTRODUZIONE
“Frustra fit per multiora quod fieri potest per pauciora” (William of Ockham)
“È inutile fare col più ciò che si può fare col meno”: il “rasoio” di Ockham appare particolarmente adatto per introdurre il ruolo dell’antropometria nella valutazione dello stato nutrizionale. Per l’assenza d’invasività, la semplicità d’esecuzione, la portabilità, il basso costo e la disponibilità di valori di riferimento, l’antropometria è infatti la tecnica di riferimento per la valutazione della composizione corporea nella pratica clinica e nella ricerca epidemiologica (2).
L’assenza d’invasività, la semplicità d’esecuzione e la portabilità sono essenziali per una tecnica di valutazione dello stato nutrizionale che debba essere utilizzata nella pratica clinica. Il basso costo rappresenta un vantaggio ulteriore poiché favorisce la diffusione e l’applicazione della tecnica su larga scala. Questa caratteristica è comunque indispensabile per una tecnica che debba essere impiegata per la sorveglianza dello stato nutrizionale nei Paesi in via di sviluppo (2).
Non vi è dubbio, comunque, che la caratteristica più importante per una tecnica di valutazione dello stato nutrizionale e, più in generale, dello stato di salute, sia la disponibilità di valori di riferimento. In assenza di tali valori non è possibile classificare lo stato nutrizionale e, tantomeno, lo stato di salute di un individuo. L’antropometria è l’unica tecnica per la valutazione della composizione corporea per la quale siano disponibili valori di riferimento tali da consentirne un’applicazione su larga scala (2). Naturalmente, l’assenza d’invasività, la semplicità d’esecuzione, la portabilità e il basso costo dell’antropometria hanno condizionato in maniera determinante la disponibilità di tali valori.
La valutazione antropometrica dello stato nutrizionale inizia con la misurazione del peso e della statura e il calcolo degli indici pondero-staturali. Ciò consente una prima classificazione obiettiva di un’eventuale malnutrizione per difetto o per eccesso . La valutazione antropometrica dello stato nutrizionale prosegue con la misurazione di pliche e circonferenze: le pliche forniscono una misura di adiposità più diretta rispetto agli indici pondero-staturali; le circonferenze sono utilizzate unitamente alle pliche per il calcolo delle aree muscolo-adipose degli arti e per la definizione della distribuzione del tessuto adiposo sottocutaneo. In casi particolari, è utile misurare diametri e lunghezze segmentali: i diametri sono utilizzati per la definizione della taglia corporea e le lunghezze segmentali consentono di seguire in maniera più dettagliata l’accrescimento corporeo. In casi selezionati, peso, statura, pliche, circonferenze e diametri possono essere utilizzati per ottenere la stima di un compartimento corporeo attraverso un’equazione predittiva.
L’abuso delle equazioni predittive è uno dei principali problemi che s’incontrano nella valutazione della composizione corporea e dello stato nutrizionale. Pertanto, è necessario chiarire sin d’ora che l’utilità dell’antropometria dipende dal fatto che essa fornisce misure dirette di preciso significato clinico.
Sfortunatamente, la valutazione antropometrica dello stato nutrizionale è una pratica trascurata dalla maggior parte dei medici. In un recente studio condotto negli Ospedali del Regno Unito, soltanto il 34% dei medici sapeva se i suoi pazienti erano stati pesati (5). Tale riscontro è però meno sorprendente del fatto che il 60% dei medici restanti non riteneva importante la misurazione del peso. Un recente studio, anch’esso condotto nel Regno Unito ha dimostrato che il 40% dei malati è malnutrito per difetto al momento del ricovero in ospedale, che i malati ricoverati vanno incontro a un peggioramento dello stato nutrizionale e che questo è più rilevante nei malati inizialmente malnutriti (6). Come abbiamo osservato altrove (7), l’impressione che si ricava da queste osservazioni è che i sostanziali progressi fatti dalle strategie nutrizionali negli ultimi decenni non abbiano trovato un’applicazione laddove essa era maggiormente auspicabile: al letto del malato.
Questo Manuale tratta la valutazione antropometrica dello stato nutrizionale dal punto di vista clinico. Clinico è “chi si piega” al letto del malato con l’intento di curarlo. La capacità di “piegarsi sull’ammalato” (assenza d’invasività, semplicità d’esecuzione, portabilità e basso costo) e il potenziale curativo (disponibilità di valori di riferimento, utili sul versante diagnostico, prognostico e terapeutico) fanno dell’antropometria la tecnica “clinica” per antonomasia. Ci auguriamo che la trattazione “clinica” dell’antropometria fatta da questo Manuale possa servire da stimolo per ricondurre l’antropometria al letto del malato, dove può essere utilizzata con massimo profitto.
1. Russel B. Storia della filosofia occidentale. Milano: TEA; 1991.
2. WHO (World Health Organization). Physical status: the use and interpretation of anthropometry. Geneva; 1995.
3. Baker JP, Detsky AS, Wesson DE et al. Nutritional assessment: a comparison of clinical judgement and objective measurements. New Engl. J. Med. 1982;306:969-72.
4. Souba WW. Nutritional support. New Engl. J. Med.1997;336:41-8.
5. Lennard-Jones JE, Arrowsmith H, Davison C, Dehnam AF, Micklewright A. Screening by nurses and junior doctors to detect malnutrition when patients are first assessed in hospital. Clin. Nutr. 1995;14:336-40.
6. McWhirter J, Pennington CR. Incidence and recognition of malnutrition in hospital. Br. Med. J. 1994;308:945-8.
7. Bedogni G, Battistini N, Borghi A. Principi di valutazione dello stato nutrizionale. Milano: EDRA; 1999.